DORMIAMO SONNI SICURI?

Norcia, sisma 2016 – foto archivio Studio Balducci & Partners

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“Ingegnè, ma è sicura la mia casa?”

Questa è la domanda che più mi viene fatta dai proprietari degli immobili, consapevoli che, unitamente al pericolo dovuto al terremoto, si aggiunge anche la paura.

Gli interventi sulle strutture esistenti possono essere molteplici e tutti mirano a garantire la sicurezza delle persone che vi abitano.

Innanzitutto, iniziamo con il capire cosa vuol dire “costruzioni esistenti” (cosa non scontata!): secondo tutte le normative che regolano l’edilizia, è “esistente” quel fabbricato che ha ottenuto nel tempo o il certificato di agibilità o il collaudo delle strutture portanti (meglio dire sismoresistenti).

Come si può osservare anche in questo periodo (è recentissima la Legge n. 77/2020, la quale potenzia gli incentivi per le ristrutturazioni), è di notevole importanza porre in sicurezza e/o migliorare il comportamento sismico del nostro patrimonio edilizio, spesso, ahimè, datato e realizzato con tecnologie costruttive superate.

La normativa antisismica ci consente di scegliere a quale livello di sicurezza si vuole aspirare.

L’intervento meno invasivo (ma non per questo meno sicuro) è l’intervento di riparazione, tecnicamente chiamato “intervento locale”: con esso si mettono in sicurezza porzioni limitate e specifiche di fabbricato. L’intervento non deve modificare negativamente, né il comportamento degli altri elementi della costruzione, né la costruzione nel suo insieme.

La normativa ci consente di effettuare altri due tipi di interventi: i “miglioramenti sismici” e gli “adeguamenti sismici”.

Qual è l’obiettivo di questi due tipi di intervento?

L’obiettivo è fissato da un parametro numerico ben preciso: ƹ, che è il rapporto tra la “capacità” della struttura (in altre parole quanto è resistente alle azioni sismiche) e la “domanda”, cioè le forze sprigionate dal terremoto.

Con questo valore riusciremo a capire quanto la struttura si approssimi ai parametri di sicurezza imposti dalla normativa. Tutto ciò per dire che, con l’intervento di miglioramento sismico ci avvicineremo al valore di sicurezza fissato dalla normativa, mentre con l’intervento di adeguamento sismico riusciremo a raggiungere il valore di sicurezza, portando l’immobile ad avere delle prestazioni antisismiche alla pari di un fabbricato di nuova costruzione.

Decidere l’intervento più adeguato al fabbricato oggetto di studio spetta a noi tecnici. Solo noi siamo in grado di conoscere i punti deboli della struttura, i quali saranno oggetto dei maggiori danni in caso di sisma.

Gran parte della penisola italiana è ad elevato rischio sismico (ricordiamo qualche evento del XX secolo: 1905, Calabria, 7,1 Mw; 1908, Messina, 7,2 Mw; 1915, Avezzano, 7,0 Mw; 1920, Garfagnana, 6,8 Mw; 1930, Campania, 6,7 Mw; 1950, Abruzzo, 5,8 Mw; 1968, Poggioreale, 6,1 Mw; 1976, Friuli-Venezia Giulia, 6,4 Mw; 1980, Irpinia, 6,9 Mw; 1997, Umbria, 6,0 Mw; 2009, L’Aquila, 5,9 Mw; 2012 Emilia-Romagna, 5,9 Mw; 2016, Amatrice, 6,0 Mw; 2016, Norcia, 6,5 Mw) e quantificare tale rischio significa analizzare tre fattori chiave: Il primo è la “pericolosità”, ovvero la probabilità che un evento sismico con particolari caratteristiche si verifichi in una data zona. Il secondo è “l’esposizione”, cioè è la quantità e la qualità dei beni esposti al sisma (pensate ad esempio la città di Assisi con il suo immenso ed inestimabile patrimonio artistico/culturale). Il terzo fattore è la “vulnerabilità”, che rappresenta la propensione di una struttura a subire uno o più danni durante un evento sismico di una data intensità.

Spiegato ciò, diventa superfluo affermare che:

  • abbattere il rischio sismico voglia dire abbattere i punti deboli della struttura
  • l’uomo dovrà sempre inevitabilmente dover fare i conti con i principi di pericolosità ed esposizione.

Concludo questo articolo informativo affermando con forza che l’unica vera arma a nostra disposizione contro i terremoti è la prevenzione (cosa compresa, finalmente, anche dal Governo, il quale ha potenziato le detrazioni fiscali per chi intende consolidare la propria abitazione. Le eventuali ricostruzioni post-sisma peserebbero fortemente sull’economia dello Stato!)

Esclusivamente con una attenta, adeguata e mirata prevenzione antisismica, il terremoto potrà incuterci meno paura permettendoci di dormire sonni tranquilli.

Ing. Giacomo Betti

foto archivio Studio Balducci & Partners